LA VISITA CARDIOLOGICA

Costituisce la valutazione di base che effettua il Cardiologo per stabilire la presenza o il sospetto di patologia cardiaca e decidere sull’utilità di esami strumentali di secondo livello e la necessità di eventuali terapie.

Questa valutazione di base si effettua in 3 tempi:

  1. ANAMNESI: E’ la fase che più di ogni altra necessita della collaborazione attiva del paziente. Consiste nella raccolta di notizie, tramite domande opportunamente mirate e nella visione di eventuale documentazione precedente se disponibile. In particolare il Cardiologo indagherà:
  • Su precedenti problematiche cardiologiche già riscontrate in passato
  • Sulla presenza dei “fattori di rischio” che predispongono il paziente in particolare alla patologia coronarica, come anche all’ischemia cerebrale. Tra i fattori di rischio quelli di particolare rilevanza sono: la familiarità per infarto o ictus, il diabete, l’ipertensione arteriosa, la presenza di elevati livelli di colesterolo e grassi nel sangue, il fumo di sigaretta
  • Le eventuali terapie farmacologiche in corso
  • La presenza di eventuali sintomi che possano essere correlati a patologia cardiaca. In particolare la presenza di dolori toracici con determinate caratteristiche, o di un affannno non proporzionato all’attività fisica svolta, o la sensazione di battito cardiaco abnorme (cardiopalmo), o, infine, episodi di perdita di coscienza (sincope) o sensazione di venir meno.
  1. ESAME OBIETTIVO: Ossia la visita vera e propria che mira a identificare eventuali segni fisici di patologia cardiaca, come un ingrandimento del cuore, la presenza di “soffi cardiaci” indicativi di malformazioni congenite o di alterazioni acquisite delle valvole cardiache. Di particolare importanza è la valutazione dello “stato di compenso” ossia l’effetto sull’organismo intero di una eventuale cardiopatia, ricercando in particolare la presenza di segni di scarsa perfusione periferica o di un abnorme accumulo di liquidi nei polmoni o nelle parti declivi del corpo. Nel corso della visita sarà anche effettuata la misurazione della pressione arteriosa.
  2. ELETTROCARDIOGRAMMA: Il tracciato elettrocardiografico fornisce una serie di ulteriori informazioni sulla funzionalità del cuore; tra l’altro consente di:
  • Esaminare il ritmo del cuore; vedere, ad esempio, se vi è una regolare formazione dell’impulso elettrico che provoca la contrazione del muscolo cardiaco o se la formazione dell’impulso avviene in modo eccessivamente rallentato o eccessivamente accelerato o con partenza da una sede anomala; vedere infine se la successiva propagazione dell’impulso elettrico all’interno del cuore, presenta dei rallentamenti o dei blocchi.
  • Avere una stima grossolana di un ingrandimento delle varie cavità cardiache, indicativo di un sovraccarico di lavoro.
  • Riscontrare segni di “cicatrici” da pregressi infarti.
  • Identificare segni di ischemia, ossia di insufficiente ossigenazione di zone del cuore, secondaria solitamente ad ostruzioni a livello delle coronarie.

 

Al termine della valutazione di base il Cardiologo sarà in grado di definire se:

  • siete esenti da patologia cardiaca;
  • pur essendo esenti da patologia cardiaca in atto, vi trovate in condizione di rischio per future problematiche cardiovascolari, per cui saranno necessari interventi di prevenzione farmacologici o concernenti le abitudini di vita; particolare attenzione sarà riservata all'adeguamento dei valori di colesterolo e di pressione arteriosa.
  • gli elementi raccolti sono suggestivi, o comunque non può essere esclusa con sicurezza una problematica cardiologia, per cui si rendono necessari esami di “secondo livello”;
  • risulta una patologia cardiaca per la quale è indicata una specifica terapia ed un programma di controlli periodici.